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Posate commestibili a favore della sostenibilità

Oggi come oggi, l’incremento della sensibilità alle tematiche ambientali ha favorito lo sviluppo della ricerca e dell’indagine verso tutte quelle abitudini insospettabilmente inquinanti al fine di ridurne l’impatto ambientale per mezzo della sostenibilità. Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo avuto l’esigenza di usare una posata di plastica, un cucchiaino o una forchetta, soprattutto all’aria aperta e lontano da casa. Ma dopo aver mangiato la fine di questi pseudo-utensili era inesorabilmente segnata e destinata ad incrementare la massa di materia inquinante. La plastica non è biodegradabile, lo sanno tutti. I dati riportati in uno studio della Novamont mettono in luce che solo in Italia si utilizzano 115000 kilogrammi di stoviglie in plastica all’anno.  Una parte di esse viene riciclata, ma alcune materie plastiche finiscono nei fiumi e laghi e quindi nei mari. In questo modo esse alterano la fauna a causa delle sostanze plastiche e tossiche rilasciate negli organismi marini. Siccome l’apice della catena alimentare è proprio l’uomo, l’abitudine errata di disperdere incautamente questi utensili danneggia non solo l’ambiente ma anche noi stessi. A cercare di porre un limite a tutto ciò ci sta pensando una Start Up americana con sede a New York denominata Triangle Tree. L’idea di base è quella di superare il concetto di posata “compostabile” (già presente sul mercato e da cui, una volta usata, è possibile ottenere del concime per via della sua biodegradazione naturale) per giungere ad un qualcosa di più innovativo ma anche più intuitivo: la posata commestibile.

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Non è semplice da realizzare in quanto alimenti caldi e umidi possono facilmente deformare o rompere la posata ma con la giusta miscela di farine, uova, zucchero, sale, latte ed aromi si riesce a creare una posata commestibile e anche aromatizzata senonché resistente alla trazione e all’idratazione dei liquidi per un tempo adeguato all’uso. Non solo un utensile quindi, ma un vero e proprio snack. Probabilmente la sfida maggiore sarà quella di identificare un processo produttivo per cui i costi di produzione possano essere competitivi rispetto al mercato della plastica pura. Tuttavia l’uso alternativo come snack aromatizzato potrebbe essere un incentivo in più all’uso e al consumo diretto nel pieno rispetto dell’ambiente e per un’alimentazione più “sostenibile”.

alimentech in Chimica degli Alimenti am Ottobre 08 2016 » Comments are closed.